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222 | edoardo scarfoglio |
su tutti i margini dei mobili rose e narcisi; su le scansie scritti di africanisti in tutte le lingue, giornali di yachting, strani libri antichi e moderni da un trattato di astrologia a un perfetto andante inglese o tedesco. Mi sedetti sul divano profondo, di contro a lui; su le tazze di tè calde fumanti il colloquio incominciò, e in alto il lume oscillava ritmicamente contro il rettangolo di azzurro che a me appariva dall’osterigio.
— Hai detto letteratura italiana? Cominciamo dall’aggettivo. Chi è che scrive in italiano, adesso? Nessuno o quasi. Perchè questo è lo strano fenomeno che appare nelle così dette belle lettere. Un qualunque ragazzo che non sapesse disegno e tanto meno vedesse o intendesse i rapporti dei colori e il modo di mescolarli e di spalmarli col pennello o col coltello su la tela, se cominciasse a imbrattare questa tela, sarebbe chiamato pittore? Invece questo avviene nelle lettere, e ne deriva che io non posso leggere, non so leggere