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216 ARTURO GRAF

pazienza discorrendo sull’argomento pel quale lei mi scrive, forse più di quanto a lei potesse parer bisognevole. Discorrendo si dicono facilmente assai cose che solo con fatica e svogliatamente si scriverebbero, perchè una parola tira l’altra, e un’obbiezione può suscitare tutto un ordine di idee che di per sè non si sarebbero deste.

Rispondo dunque brevemente alla sua domanda. Nella presente letteratura nostra ciò che più mi si lascia scorgere non è la decadenza, ma la povertà. Intendo discorrere di quella letteratura che non usurpa il nome e che resta, perchè di quell’altra abbiamo sin troppa abbondanza. Non mi pare che la lirica, il dramma, il romanzo, possan dirsi decaduti rispetto alla lirica, al dramma, al romanzo del tempo che immediatamente precede. Non direi così se guardassi al tempo non tanto prossimo.

Quello che anche mi par di scorgere nella presente letteratura nostra è una