sono i preziosi della frase come Tennyson e del pensiero come Swinburne o Browning, ma sono l’abiccì rispetto ai nostri poeti. In realtà (non in fantasia) chi legge il Carducci? Tutti dicono di leggerlo, in fondo han sentito leggere e ripetere una o due strofe di una o due odi più famose; io me ne stanco e non mi vergogno di confessarlo. Gabriele d’Annunzio poi non è originale e sopra tutto non è italiano, mai. E gli altri? Ce ne sono molti? Mario Rapisardi che è radicale, socialista, rivoluzionario (vorrei ben sapere quel che non è Mario Rapisardi) ha una forma davvero poco democratica; non dico che sia bella, ma per quel poco che può anch’egli fa di tutto per non farsi capire. L’altro giorno sul Fanfulla della domenica del nostro Carlo Segrè lessi una poesia di Antonio Fogazzaro. Che roba è? Che vuol dire? Sotto quella forma sciatta si vede che il sentimento informatore è incerto per lo stesso autore. Figuriamoci per i lettori! Insomma, torno a quel che