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ruggero bonghi 207

dere dal pubblico italiano. Esso da prima crederà modestamente di esser lui lo sciocco; leggerà una, due, tre pagine di quei tali libri, ripigliando fiato ogni dieci righe, e poi finirà per gettar via il libro. E non parlo alla fin fine del pubblico ignorante, parlo anche di me stesso che non riesco a leggere correntemente un libro del d’Annunzio.

Ma lasciamo la questione della forma e veniamo alle intrinseche cause della mediocrità della nostra letteratura odierna; intendo parlare degli argomenti delle opere dette Opere d’arte. Ormai in Italia non c’è più fede, non c’è più passione alcuna che ci spinga al bene o al male: ci diamo al bene o al male indifferentemente, stupidamente, spesso per ragion di moda. Noi ci siamo dati tutti alla politica superficiale, quotidiana, povera pettegola, pusilla, senza riuscire a muovere tutte le passioni più profonde, tutti i problemi che negli altri Stati ad essa convergono. E questa depressione politica ed economica ha portato la depres-