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cesare pascarella 197

stevere perchè tutti i giorni lo rivedevano fermo a qualche cantone o seduto su qualche scalino a disegnare una vecchia, una erbivendola, un carrettiere, un giudìo, un somaro, un acquavitaro; gli artisti che accorrevano a udirlo dire in insuperabile modo La serenata o Er morto de campagna o Er Polimo filosofo che erano allora i suoi cavalli di battaglia, come poi sono stati i venti sonetti di Villa Glori e poi i cinquanta del La scoperta dell’America; i signori della borghesia o dell’aristocrazia che, anche non intendendo l’ingegno potentissimo, lo ricercavano per curiosità, come si ricercano le curiosità paesane.

Egli entrò in quel tempo nel geniale circolo sommarughiano, dove Gabriele d’Annunzio, Edoardo Scarfoglio, Giulio Salvadori e altri minori escirono alla fama; poi, essendosi disperso quel circolo ed essendo egli tornato a viver solo, lentamente con gli anni (del resto ne ha pochi) ha perduto le sue caratteristiche esteriori, pur fortificando per un continuo consciente pro-