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188 | luigi capuana |
di Enrico Butti, il Trionfo di Gabriele d’Annunzio, I Viceré di Federico de Roberto.
Tre libri saldi, nuovi, vitali.
— Di Gabriele d’Annunzio ella che pensa?
— Penso che è un grande poeta, ma che nel romanzo, per ora, è troppo uniforme. Il Piacere, L’Innocente, Il Trionfo mostrano tre faccie d’una stessa persona. Solo nel Giovanni Episcopo egli s’è innovato, ma ci si sente troppo Dostojewski e Krotkai. Del resto l’osservazione psichica, l’introispezione, come egli dice, diviene in lui esagerata, spesso ostentata e inutile allo svolgimento del romanzo. Ma il d’Annunzio è giovane, ha grandissimo ingegno e non ha ancóra detto la sua ultima parola.
— Ella con molta fortuna ha scritto parecchi libri per bimbi. Mi dica qualche caso della letteratura infantile.
— Le prime mie fiabe furono scritte così. Ero a Mineo, in Sicilia, nella casa paterna, e i miei nipotini (che adesso sono