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184 | luigi capuana |
la cordialità consueta; le quattro finestre erano aperte sul mite cielo d’ottobre e davano a quella stanza l’ampiezza di una veranda; dall’architrave di una finestra pendeva una gabbia d’uccelli, e nessun romore saliva giù dalla vecchia strada stretta. Una pace grande ottima, propiziatrice al lavoro. Da una porta aperta intravedevo in una stanza contigua tutto un armamentario fotografico: macchine diverse, bacinelle, scatole di lastre, bocce, boccette.
Così pensai che Luigi Capuana in quella quiete non potesse essere che un ottimista, e non mi ingannai.
— Quelli che vivono lontani da noi che scriviamo hanno tutte le ragioni per piangere su la misera sorte della nostra letteratura, che in fondo il pubblico nostro scarso di lettori giudica più che dai libri letti, da quel che si dice dei libri e specialmente da quel che se ne dice sui giornali. Ma guardi un po’ i tempi di Sommaruga! Quanti belli ingegni son fioriti