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ferdinando martini 175

rappresentare qualche cosa. All’opera sua si riattacca, se non altro, una grande speranza: quella di vedere in atto la lingua italiana teatrale. Tutti ne dubitano.

— E hanno ragione d’essere dubbiosi. Raramente io ascolto una sola scena scritta in nostra lingua.

— Essi dicono che la lingua manca al teatro, o almeno è in via di formazione e ancora non è così letteraria da potere, pur restando spontanea e libera, essere degna veste a un’opera duratura.

— Manca il linguaggio? Oh, in grazia, e noi che lingua parliamo? Che io mi sappia, ella ora mi parla in lingua italiana e io le rispondo in lingua italiana. E anche fuori della conversazione calma, anche nei momenti di passione, le persone cólte finiscono proprio per parlare in dialetto? Eh via! Anche queste persone cólte passano sotto turbini di passione altrettanto violenti che quelli ripetuti sulla scena. Bisogna che questi signori colleghi studino la lingua, parola per parola, diligente-