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camillo antona-traversi | 165 |
— E ha torto, come al solito. Il romanzo, essendo più esteso e più libero, è fatalmente, per ragioni che direi meccaniche, superiore al romanzo. Il pubblico non è riunito, la folla non turba lo spirito di ciascuno degli individui che la compongono; e il lettore quieto, pronto alla lettura è più aperto, più amico, più libero ad intendere e apprezzare lo artista. Una volta un dramma di Voltaire cadde perchè alla frase: Est-ce que tu m’aimes, Couci? uno pseudo italiano dalla platea rispose: Cusi cusì. Ora, tornando allo scopo che un dramma si deve proporre, mi pare giusto dichiarare che nessuno fin’ora vi ha pensato, o vi ha voluto pensare. Vi ripeto: lasciamo da parte la tesi di Paolo Ferrari.
— E lasciamola pure da parte, poi che voi fate tanta differenza tra il vostro scopo e quella tesi. Ma c’è chi si è proposto uno scopo, c’è chi ha avuto un’idea scrivendo dei drammi.
— Gl’Ibseniani? Qualche cosa di Giacosa...