Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
154 | giovanni marradi |
Mascagni, il più rumoroso della radunata, teneva strani propositi; al solito era roco per aver assistito la mattina a una qualche prova della Cavalleria (anche a Livorno) e al solito urlava contro la jettatura, i jettatori e i colleghi musicisti. Io credo che con l’andar degli anni confonderà questi e quelli in un solo cerchio di scongiuri.
Quando alla fine della cena la brigata numerosa cominciò a muoversi da torno alla mensa e a formare tanti capannelli intorno ai più acuti disquisitorì, Marradi ed io ci allontanammo e in un angolo del pergolato cominciammo il nostro colloquio.
— Voi mi parlate della odierna poesia italiana. Ora io non riesco a trovarle un carattere nitido, una prova chiara di vita e tanto meno di vitalità. Dove sta la poesia italiana? Ad essa manca l’ubi consistam. Guarda qua, guarda là, cerca un’inspirazione a destra e una a sinistra, muta cento volte all’anno interamente in uno stesso autore. Insomma ancora è bimba, debole,