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prolegomeni | xv |
Undici si sono invece detti apertamente e sicuramente ottimisti circa l’avvenire della letteratura nostra se non in tutte le tre forme presenti (poesia romanzo teatro) almeno in una di esse che diventerebbe predominante e forse assorbirebbe le altre due. E questi sono: Gabriele d’Annunzio, Giuseppe Giacosa, Antonio Fogazzaro, Luigi Capuana, Camillo Antona-Traversi, Giovanni Verga, Domenico Oliva, Enrico A. Butti, Enrico Panzacchi, Roberto Bracco.
Altri sono incerti, e limitano le loro affermazioni o le loro negazioni con molti se condizionali. Tali sono: Matilde Serao che prima di un risorgimento artistico vuole tutto un rinnovamento morale; Edoardo Scarfoglio che nega l’esistenza di una letteratura italiana finché si scriva come si scrive generalmente adesso; Ferdinando Martini il cui scetticismo vi apparirà un po' preconcetto; Giacinto Gallina che, pure accusando la povertà del teatro nostro odierno, spera in un suo rinnovamento idealista; de Roberto che aspetta la nascita