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giovanni pascoli | 143 |
anniversario, in mezzo a ogni visione gioconda. È dolorosissimo e, per la semplicità della espressione, talvolta terribile. Tra queste poesie di affetto così disperato egli insinua le sue brevi note campestri, umili, candide, dolcissime: un capannello di donne che guardano il treno passare; uno stelo che trema sotto una farfalla; una paglia che pende da un nido e sta per sparire col vento; un aratro abbandonato in mezzo alla maggese; un vaso di dittamo; un pezzente che presso alla alla fontana mangia il suo pane solo. E i particolari nella descrizione sono così sapientemente scelti, che la figurazione sentimentale immediatamente e necessamente deriva da quella sensoria.
Figuratevi, dopo quel che v’ho detto, come rimanessi io ad udir Giovanni Pascoli dirmi:
— Io sono socialista. Sono stato nel partito militante. Poi mi sono affievolito, da quel lato. E si intende. Sai ch’io sono un insegnante e per mangiare bisogna