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140 | giovanni pascoli |
presso un’ampia tavola ingombra di libri, di bozze, di carta; e davanti a lui, presso la finestra aperta, sul verde le due sorelle lavorano quiete, sollevando a tratti la testa verso il poeta.
Per lor ripresi il mio coraggio affranto
E mi detersi l’anima per loro:
Hanno un tetto, hanno un nido ora, mio vanto;
E l’amor mio le nutre e il mio lavoro.
Così, come leggendo le Myricae avevo pensato, io oggi ho trovato Giovanni Pascoli. Quanti in Italia lo ammirano? Io oserei anche domandare: Quanti in Italia lo conoscono? Senza brigare, senza gridar alto, egli, che è tra i due o tre sommi poeti nostri, da quattordici anni insegna letteratura in un liceo di provincia per più di venti ore alla settimana; e adesso, nelle vacanze estive, da mane a sera attende a un’edizione critica d’Orazio, e appena una volta la settimana si permette di escire a passeggio fuori della città, lontano, verso la macchia del Limone, sognando ed er-