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e. a. butti | 119 |
delle ricchezze sia fatta in un modo più equo e più logico che ora non sia. Per il Socialismo, così strettamente inteso, io non ho un’aperta avversione: può essere un’utopia, ma è una graziosa utopia che si pensa volontieri e non disturba i sonni e l’appetito. Molto più che un tal sistema, in caso di possibile realizzazione, dovrà essere organizzato e retto da una forte Aristocrazia.
— Nella lotta presente qual’è dunque il posto che tu assegni all’artista?
— Egli dovrà essere conservatore, finché almeno le democrazie si arrogheranno il monopolio delle innovazioni sociali. L’arte non ha molto da sperare da una società dove le idee democratiche non sieno più platoniche affermazioni parlamentari o retoriche divagazioni giornalistiche. L’arte ha tutto da temere da un prossimo trionfo del Socialismo rivoluzionario; per questo noi, nelle nostre opere più ideali e più alte, dobbiamo sempre tendere indirettamente o direttamente a combattere l’avvento dei rozzi e degli ignoranti. L’im-