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idealista io le formulerei dunque in queste massime: non considerare mai i fenomeni della vita soltanto nelle loro esteriorità sensibili, ma altresì nella loro significazione ideale, nella loro essenza intima e profonda; non arrestarsi mai nella descrizione d’uno di quei fenomeni quando le sue apparenze si spengono, ma piuttosto quando i suoi effetti morali risultino chiari ed evidenti; scegliere possibilmente dei soggetti che, pure essendo strettamente veri, compendiino in sè una moltitudine di fatti singoli atti ad essere raggruppati sotto una denominazione comune, così che dalla narrazione d’uno solo fra essi emerga per necessità logica un’idea generale, eterna, immanente, quasi direi: un assioma di vita individuale o sociale. Il fatto narrato diverrebbe per tal modo un simbolo, e precisamente il simbolo d’un’idea.

— E quale forma letteraria sarà l’indice di questa mutazione?

— Il Romanzo, ma non quale è stato finora inteso dalla maggioranza dei roman-