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cesare cantù 95

— Non posso scrivere io — e mi mostrava la mano impedita — ma detto.

Allora ho veduto che su la tavola, intorno a una rivista aperta che egli certo leggeva prima che io entrassi, erano sparsi molti fogli scritti da una stessa mano, una mano giovine corrente che certo non era la mano di lui.

— Ma posso leggere. Del resto è inutile che io scriva. E, ditemi, voi scrivete?

Alla mia riposta affermativa, quel sorriso enigmatico tra gli occhi e le labbra è riapparso con maggior chiarezza, mentre egli soggiungeva come uomo che dall’alta riva parli a chi ancora combatte con l’onda:

— Eh, io non scrivo più! — e non c’era alcun rimpianto nella tenuissima voce. — Poche settimane fa ho offerto uno scritto mio a un editore di Milano e me lo ha rifiutato. Mi ha detto un amico che gli editori di Milano non vogliono scritti di milanesi. Io stupito non sapevo che rispondere.