Venere la beltà splendea nel volto.
Così per l’alto spazïoso albergo20
Rallegravansi assisi a lauta mensa
Di Menelao gli amici, ed i vicini;
Mentre vate divin tra lor cantava,
L’argentea cetra percotendo, e due
Danzatori agilissimi nel mezzo25
Contempravano al canto i dotti salti.
Nell’atrio intanto s’arrestaro i figli
Di Nestore, e d’Ulisse. Eteonéo,
Un vigil servo del secondo Atride,
Primo adocchiolli, e con l’annunzio corse30
De’ popoli al pastore, ed all’orecchio
Gli susurrò così: Due forestieri
Nell’atrio, o Menelao di Giove alunno,
Coppia d’eroi, che del Saturnio prole
Sembrano in vista. Or di’: sciorre i cavalli35
Dobbiamo, o i forestieri a un altro forse
Mandar de’ Greci, che gli accolga e onori?
D’ira infiammossi, e in cotal guisa il biondo
Menelao gli rispose: O di Boéte
Figliuolo, Eteonéo, tu non sentivi40
Già dello scemo negli andati tempi,
E or sembri a me bamboleggiar co’ detti.
Non ti sovvien, quante ospitali mense