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libro terzo 75

E una pura dal fonte acqua d’argento.
     Non indarno ei parlò. Venne dal campo
La giovinetta fera, e dalla nave545
Dell’ospite i compagni; il fabbro venne,
Tutti recando gli strumenti, e l’armi,
L’incude, il buon martello, e le tenaglie
Ben fabbricate, con che l’òr domava:
Nè ai sagrifici suoi mancò la Diva.550
Nestore diè il metallo; e il fabbro, come
Domato l’ebbe, ne vestì le corna
Della giovenca, acciocchè Palla, visto
Quel fulgor biondo, ne gioisse in core.
Per le corna la vittima Echefróne555
Guidava, e Strazio: dalle stanze Aréto
Purissim’onda in un bacile a vaghi
Fiori intagliato d’una man portava,
Orzo dell’altra in bel canestro, e sale:
Il bellicoso Trasimede in pugno560
Stringea l’acuta scure, che sul capo
Scenderà della vittima; ed il vaso,
Che il sangue raccorrà, Perseo tenea.
Ma de’ cavalli il domator, l’antico
Nestore, il rito cominciò: le mani565
S’asterse, sparse il salat’orzo, e a Palla
Pregava molto, nell’ardente fiamma