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Pregalo, e non temer, che le parole
Re sì prudente di menzogne involva.
Disse; e tramontò il Sole, e bujo venne.420
     Qui la gran Diva dal ceruleo sguardo
Si frappose così: Buon vecchio, tutto
Dicesti rettamente. Or via, le lingue
Taglinsi, e di licor s’empian le tazze.
Poscia, fatti a Nettuno, e agli altri Numi425
I libamenti, si proccuri ai corpi
Riposo, e sonno, come il tempo chiede.
Già il Sol s’ascose, e non s’addice al sacro
Troppo a lungo seder prandio solenne.
     Così Palla, nè indarno. Acqua gli araldi430
Dier subito alle man, di vino l’urne
Coronaro i donzelli, ed il recaro,
Con le tazze augurando, a tutti in giro.
I convitati s’alzano, e le lingue
Gittan sul fuoco, e libano. Libato435
Ch’ebbero, e a voglia lor tutti bevuto,
Palla, e d’Ulisse il deïforme figlio
Ritirarsi voleano al cavo legno.
Ma Nestore fermolli, e con gentile
Corruccio, Ah! Giove tolga, e gli altri, disse,440
Non morituri Dei, ch’ire io vi lasci,
Qual tapino mortale, a cui la casa