Menelao ci trovò, che della via
Consigliavam: se all’aspra Chio di sopra,
Psiria lasciando dal sinistro lato,220
O invece sotto Chio, lungo il ventoso
Mimanta, veleggiassimo. D’un segno
Nettun pregammo: ei mostrò un segno e il mare
Noi fendemmo nel mezzo, e dell’Eubéa
Navigammo alla volta, onde con quanta225
Fretta si potea più, condurci in salvo.
Sorse allora, e soffiò stridulo vento,
Che volar per le nere onde, e notturni
Sorger ci feo sovra Geresto, dove
Sbarcammo, e al Nume dagli azzurri crini,230
Misurato gran mar, molte di tori
Cosce ponemmo in su la viva brace.
Già il dì quarto splendea, quando i compagni
Del prode ne’ cavalli Dïomede
Le salde navi riposaro in Argo;235
Ed io ver Pilo sempre il corso tenni
Con quel vento, cui pria mandato in poppa
M’aveano i Numi, e che non mai s’estinse.
Così, mio caro figlio, ignaro io giunsi,
Nè so nulla de’ Greci o spenti, o salvi.240
Ciò poi, che intesi ne’ miei tetti assiso,
Celare a te certo non vuolsi. È fama,