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56 odissea

Quando ha mestier de’ Numi ogni vivente.
Meno ei corse di vita, e d’anni eguale
Parmi con me: quindi a te pria la coppa.70
E il soave licor le pose in mano.
     Godea Minerva, che l’uom giusto pria
Offerto il nappo d’oro avesse a lei,
E subito a Nettun così pregava:
Odi, o Nettuno, che la terra cingi,75
E questi voti appagar degna. Eterna
Gloria a Nestorre, ed a’ suoi figli in prima,
E poi grata mercede a tutti i Pilj
Dell’inclita ecatombe. Al mio compagno
Concedi in oltre, e a me, che, ciò fornito,80
Perchè venimmo, su le patrie arene
Con la negra torniam rapida nave.
     Tal supplicava; e adempiere intendea
Questi voti ella stessa. Indi al garzone
La bella offrì gemina coppa e tonda,85
Ed una egual preghiera il caro figlio
D’Ulisse alzò. S’abbrustolaro intanto
Le pingui cosce, degli spiedi acuti
Si dispiccaro, e si spartiro: al fine
L’alto si celebrò prandio solenne.90
     Giunto al suo fin, così principio ai detti
Dava il Gerenio cavalier Nestorre: