Che l’arco proponesse, e il ferro ai Proci,
Funesto gioco, che finì col sangue.220
Nessun di noi del valid’arco il nervo
Tender potea: chè opra da noi non era.
Ma dell’eroe va in man l’arma. Il pastore
Noi tutti sgridavam, perché all’eroe
Non la recasse. Indarno fu. Telemaco225
Comandògli recarla; e Ulisse l’ebbe.
Ei, preso in man l’arco famoso, il tese
Così, e il tirò, che ambo le corna estreme
Si vennero ad unir: poi la saetta
Per fra tutti gli anei sospinse a volo.230
Ciò fatto, stette in su la soglia, e i ratti
Strali versossi ai piedi, orrendamente
Guardando intorno. Antinoo colse il primo,
E dopo lui, sempre di contra or l’uno
Tolto, e or l’altro di mira, i sospirosi235
Dardi scoccava, e cadea l’un su l’altro.
Certo un Nume l’aitava. I suoi compagni,
Seguendo qua e là l’impeto suo,
A gara trucidavanci: lugubri
Sorgean lamenti, rimbombar s’udia240
Delle teste percosse ogni parete,
E correa sangue il pavimento tutto.
Così, Atride, perimmo, e i nostri corpi