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libro vigesimoquarto 303

Quando ci mostrò al fin l’inclito ammanto,
Che risplendea, come fu asterso tutto,195
Del Sole al pari, o di Selene, allora
Ulisse, non so donde, un Genio avverso
Menò al confin del campo, ove abitava
Il custode de’ verri, ed ove giunse
D’Ulisse il figlio, che ritorno fea200
Dall’arenosa Pilo in negra nave.
Morte a noi divisando, alla cittade
Vennero: innanzi il figlio, e il padre dopo.
Questi in lacero arnese, e somigliante
A un infelice paltoniere annoso,205
Che sul bastone incurvasi, condotto
Fu dal pastor de’ verri: i più meschini
Vestiti appena il ricoprian, nè alcuno,
Tra i più attempati ancor, seppe di noi,
Com’ei s’offerse, ravvisarlo. Quindi210
Motteggi, e colpi le accoglienze furo.
Colpi egli pazïente in sua magione
Per un tempo soffria, non che motteggi.
Ma, come spinto dall’Egïoco Giove
Sentissi, l’armi dalla sala tolse,215
E con l’aita del figliuol nell’alto
Le serrò del palagio. Indi con molto
Prevedimento alla Reina ingiunse,