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libro vigesimoquarto 301

Meglio non si potria nella cittade.
Nettuno forse vi annojò sul mare,145
Fieri venti eccitando, e immani flutti?
O v’offesero in terra uomini ostili,
Mentre buoi predavate, e pingui agnelle?
O per la patria, e per le care donne
Combattendo cadeste? A un tuo paterno150
Ospite, che tel chiede, il manifesta.
Non ti ricorda di quel tempo, ch’io
Col divin Menelao venni al tuo tetto,
Ulisse a persuader, che su le armate
Di saldi banchi, e ben velate navi155
Ci accompagnasse a Troja? Un mese intero
Durò il passaggio per l’immenso mare,
Poichè svolto da noi fu a stento il prode
Rovesciator delle cittadi Ulisse.
     E di rincontro Anfimedonte: O figlio160
Glorïoso d’Atréo, Re delle genti,
Serbo in mente ciò tutto; e qual reo modo
Ci toccasse di morte, ora io ti narro.
D’Ulisse, ch’era di molt’anni assente,
La consorte ambivamo. Ella nel core165
Morte a noi macchinava, e, non volendo
Nè rifiutar, nè trarre a fin le nozze,
Un compenso inventò. Mettea la trama