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Si cinge i fianchi, e a lotteggiar s’appresta,
Vidi al mio tempo: ma più assai, che gli altri120
Certami tutti, con le ciglia in arco
Quelle giostre io mirai, che per te diede
Sì belle allor la piediargentea Teti.
Così caro vivevi agl’Immortali!
Però il tuo nome non si spense teco:125
Anzi la gloria tua pel Mondo tutto
Rifiorirà, Pelíde, ognor più bella.
Ma io qual pro di così lunga guerra
Da me finita, se cotal ruina
Per man d’Egisto, e d’una moglie infame,130
Pronta mi tenea Giove al mio ritorno?
     Cotesti avean ragionamenti, quando
Lor s’accostò l’interprete Argicida,
Che de’ Proci testè da Ulisse vinti
L’alme guidava. Agamennóne, e Achille135
Non prima li sguardâr, che ad incontrarli
Maravigliando mossero. L’Atride
Ratto conobbe Anfimedonte, il caro
Figlio di quel Melanio, onde ospizio ebbe
In Itaca, e così primo gli disse:140
     Anfimedonte, per qual caso indegno
Scendeste voi sotterra, eletta gente,
E tutti d’una età? Scerre i migliori