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LIBRO VIGESIMOTERZO.
La buona vecchia gongolando ascese
Nelle stanze superne, alla padrona
Per nunzïar, ch’era il marito in casa.
Non le tremavan più gl’invigoriti
Ginocchj sotto; ed ella a salti giva.5
Quindi le stette sovra il capo, e, Sorgi,
Disse, Penelopéa, figlia diletta,
Se il desio rimirar de’ giorni tutti
Vuoi co’ proprj occhi. Ulisse venne, Ulisse
Nel suo palagio entrò dopo anni tanti,10
E i Proci temerarj, onde turbata
La casa t’era, consumati i beni,
Molestato il figliuol, ruppe, e disperse.
E Penelope a lei: Cara nutrice,
Gl’Iddj, che fanno, come lor talenta,15
Del folle un saggio, e del più saggio un folle,
La ragion ti travolsero. Guastaro
Cotesta mente, che fu sempre intégra,