Che più? Te fatto cenere, co’ beni
D’Ulisse in monte andrà quant’or possiedi270
Nel tuo palagio, e fuor; nè a figli, o a figlie
Menare i dì sotto il natio lor tetto
Consentirem, nè alla tua casta donna
D’Itaca soggiornar nella cittade.
Vie più s’accende a così fatte voci275
L’ira di Palla, ed in rimbrotti scoppia
Contra Ulisse lanciati: Io nulla, Ulisse,
Di quel fermo vigor, nulla più veggio
Di quell’ardire in te, che allor mostrasti,
Che innanzi a Troja per le bianche braccia280
Della nata di Giove inclita Eléna
Combattesti un decennio. Entro il lor sangue
Molti stendesti de’ nemici, e prima
S’ascrive a te, se la dall’ampie strade
Città di Priamo in cenere fu volta.285
Ed or, che giunto alle paterne case
La tua donna difendi, e i beni tuoi,
Mollemente t’adopri? Orsù, vicino
Stammi, ed osserva, quale il figlio d’Alcimo,
Mentore, fra una gente a te nemica290
De’ beneficj tuoi merto ti rende.
Tal favellava: ma perchè l’innata
Virtù del padre, e del figliuol volea