Nella gola il trovò col dardo Ulisse,
E sì colpillo, che dall’altra banda20
Pel collo delicato uscì la punta.
Ei piegò da una parte, e dalle mani
La coppa gli cadè: tosto una grossa
Vena di sangue mandò fuor pel naso;
Percosse colle piante, e da sè il desco25
Respinse; sparse le vivande a terra;
Ed i pani imbrattavansi, e le carni.
Visto Antinoo cader, tumulto i Proci
Fer nella sala, e dai lor seggi alzaro,
Turbati raggirandosi, e guardando30
Alle pareti qua e là: ma lancia
Dalle pareti non pendea, nè scudo.
Allor con voci di grand’ira Ulisse
Metteansi a improverare: Ospite, il dardo
Ne’ petti umani malamante scocchi.35
Parte non avrai più ne’ giuochi nostri:
Anzi grave ruina a te sovrasta.
Sai tu, che un uomo trafiggesti, ch’era
Dell’Itacense gioventude il fiore?
Però degli avvoltoi sarai qui pasto.40
Così, pensando involontario il colpo,
Dicean: nè s’avvedean folli, che posto
Ne’ confini di Morte avean già il piede.