L’acqua diero alle man, l’urne i donzelli
Di vino incoronaro, e il dispensaro320
Con le tazze, augurando, a tutti in giro.
Come libato, e a piena voglia tutti
Bevuto ebber gli amanti, il saggio Ulisse,
Che stratagemmi in cor sempre agitava,
Così lor favellò: Competitori325
Dell’inclita Regina, udir v’aggradi
Ciò, che il cor dirvi mi consiglia, e sforza.
Eurimaco fra tutti, e il pari a un Nume
Antinoo, che parlò sì acconciamente,
L’orecchio aprire alle mie voci io priego.330
Perdonate oggi all’arco, e degli Eterni
Non ostate al voler: forza domane
A cui lor piacerà, daranno i Numi.
Ma intanto a me, Proci, quell’arma: io prova
Voglio far del mio braccio, e veder, s’io335
Nelle membra pieghevoli l’antico
Vigor mantengo, o se i miei lunghi errori
Disperso l’hanno, e i molti miei disagi.
Rinfocolârsi a ciò, forte temendo,
Non il polito arco ei piegasse. E Antinoo340
Lo sgridava in tal guisa: O miserando
Degli ospiti, sei tu fuor di te stesso?
Non ti contenti, che tranquillo siedi