Vagina, entro cui stava. Indi s’assise,
E, quel posato su le sue ginocchia,70
Ne’ pianti dava, e ne’ lamenti: al fine
Dalla custodia sua l’arco fuor trasse.
Ma poichè fu di lai sazia, e di pianti,
Scese, e de’ Proci nel cospetto venne,
Quello in man sostenendo, e la faretra75
Gravida di mortifere saette:
Mentre le ancelle la seguian con cesta
Del ferro piena, che leggiadro a Ulisse
Di forza esercizio era, e di destrezza.
Giunta, ove quei sedean, fermava il piede80
Della sala dedalea in su la soglia
Tra l’una e l’altra ancella, e co’ sottili
Veli del crine ambo le guance ombrava.
Poi sciogliea tali accenti: O voi, che in questa
Casa, lontano Ulisse, a forza entraste,85
Gl’interi giorni a consumar tra i nappi,
Nè di tal reità miglior difesa
Sapeste addur, che le mie nozze, udite.
Quando sorse il gran dì, che la mia mano
Ritener più non deggio, ecco d’Ulisse90
L’arco, che per certame io vi propongo.
Chi tenderallo, e passerà per tutti
Con la freccia volante i ferrei cerchj,