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libro vigesimoprimo 223

D’un’amistà non lunga unico pegno:
Chè di mensa conoscersi a vicenda45
Lor non fu dato, ed il figliuol di Giove
L’Euritide divino innanzi uccise.
Quest’arco Ulisse, allorchè in negra nave
Alle dure traea belliche prove,
Nol togliea mai; ma per memoria eterna50
Del caro amico alla parete appeso
Lasciar solealo, e sol gravarne il dosso
Nell’isola natia gli era diletto.
     Come pervenne alla secreta stanza
L’egregia donna, e il limitar di quercia55
Salì construtto a squadra e ripolito
Da fabbro industre, che adattovvi ancora
Le imposte ferme, e le lucenti porte,
Tosto la fune dell’anello sciolse,
E introdusse la chiave, ed i serrami60
Respinse: un rimugghiar, come di tauro,
Che di rauco boato empie la valle,
S’udì, quando le porte a lei s’apriro.
Ella montò su l’elevato palco,
Dove giaceano alle bell’arche in grembo65
Le profumate vesti, e, distendendo
Quindi la man, dalla cavicchia l’arco
Con tutta distaccò la luminosa