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libro vigesimo 217

Poscia che qui per notte il giorno prende.
     E l’indovino, Eurimaco, rispose,445
Coteste guide, che vuoi darmi, tienti.
Occhi ho in testa, ed orecchi, e due piè sotto,
E di tempra non vile un’alma in petto.
Con tai soccorsi io sgombrerò, scorgendo
Il mal, che sopra voi pende, e a cui torsi450
Non potrà un sol di voi, che gli stranieri
Oltraggiate, e studiate iniquitadi
Nella magion del pari ai Numi Ulisse.
Ciò detto, uscì da loro, ed a Piréo,
Che di buon grado il ricevè, s’addusse.455
     Ma i Proci, riguardandosi a vicenda,
E beffe d’ambo i forestier facendo,
Provocavan Telemaco. Non havvi,
Talun dicea, chi ad ospiti stia peggio,
Telemaco, di te. L’uno è un mendico460
Errante, omai di fame, e sete morto,
Senza prodezza, senza industria, peso
Disutil della terra; e l’altro un pazzo,
Che, per far del profeta, in piè si leva.
Vuoi tu questo seguir, ch’io ti propongo,465
Sano partito? Ambo gittiamli in nave,
E li mandiam della Sicilia ai lidi.
Più gioveranno a te, se tu li vendi.