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libro vigesimo 215

Che in corte serva del divino Ulisse.
Io poi darò a Telemaco, e alla madre395
Util consiglio con parole blande,
Se in cor loro entrerà. Finchè speranza
Del ritorno d’Ulisse a voi fioriva,
Gl’indugi perdonare, ed i pretesti
Vi si poteano, e il trarre in lungo i Proci:400
Chè, quando apparsa la sua faccia fosse,
Di prudenza lodati avriavi il Mondo.
Ma chiaro parmi, che più in man d’Ulisse
Il ritorno non è. Trova la madre
Dunque, e la pressa tu, che a quel de’ Proci,405
Che ha più virtude, e più doni offre, vada:
Onde tu rientrar ne’ beni tutti
Del padre possi, e alla tua mensa in gioja,
Non che in pace, seder, mentre la madre
Del nuovo sposo allegrerà le mura.410
     E il prudente Telemaco, Per Giove,
Rispose, e per li guai del padre mio,
Ch’erra, o perì, dalla sua patria lunge,
Ti protesto, Agelao, ch’io della madre
Non indugio le nozze, anzi la esorto415
Quello a seguir, che più le aggrada, ed offre
Doni in copia maggior: ma i Dii beati
Tolgan, che involontaria io la sbandisca