Vermiglio vino in tazza d’oro, e tale
Parlò: Tu pur siedi co’ Prenci, e bevi.320
Io dalle lingue audaci, e dalle mani
Ti schermirò: chè non è questo albergo
Pubblico, ma d’Ulisse, ed a me solo
Egli acquistollo. E voi frenate, o Proci,
Le man, non che le lingue, onde contesa325
Qui non s’accenda, e subitana rissa.
Strinser le labbra, ed inarcâr le ciglia.
Ed Antinoo così: La minacciosa,
Compagni, di Telemaco favella,
Per molesta che sia, durarla vuolsi.330
Giove il protegge: chè altramente imposto,
Benchè canoro arringator, gli avremmo
Silenzio eterno da gran tempo. Disse:
E il dispregiò Telemaco, e si tenne.
Già i banditori l’ecatombe sacra335
Degli Dei conducean per la cittade,
E raccoglieansi i capelluti Achivi
Sotto il bosco frondifero d’Apollo,
Di cui per cotanto aere il dardo vola.
E al tempo stesso, incotte omai le carni,340
Nel palagio d’Ulisse, e dagli acuti
Schidoni tratte, e poi divise in brani,
L’alto vi si tenea prandio solenne.