Ora io stommi fra due: perchè rea cosa
Certo saria, vivo il figliuolo, a un’altra270
Gente con l’armento ir; ma d’altra parte
Pesami fieramente appo una mandra
Restar, che a me divenne omai straniera.
E se non fosse la non morta speme,
Che quel misero rieda, e sperda i Proci,275
Io di qualche magnanimo padrone
Già nella corte riparato avrei:
Chè tai cose durar più non si ponno.
E l’eroe sì gli rispondea: Pastore,
Poichè malvagio non mi sembri, e stolto,280
E senno anche dimostri, odi i miei detti,
E il giuramento, che su questi siede.
Io pria tra i Numi in testimonio Giove,
E la mensa ospital chiamo, e d’Ulisse
Il venerando focolar, cui venni:285
Giungerà il figlio di Laerte, e all’Orco
Precipitar gli usurpatori Proci
Vedranlo, se tu vuoi, gli occhi tuoi stessi.
Ospite, questo il Saturníde adempia,
Replicò il guardïan: vedresti, come290
Intrepido seguir del mio signore
La giusta ira io saprei. Tacque; ed Euméo
S’unia con esso, e agl’Immortali tutti