E a me intorno affollavansi. Ma quella,
Rivolando dal ciel, su lo sporgente670
Tetto sedeasi, e con umana voce,
Ti raccheta, diceami, e spera, o figlia
Del glorïoso Icario: un vano sogno
Questo non è, ma visïon verace
Di ciò, che seguirà. Nell’oche i Proci675
Ravvisa, e in queste d’aquila sembianze
Il tuo consorte, che al fin venne, e tutti
Stenderà nel lor sangue a terra i Proci.
Tacquesi; e il sonno abbandonommi, ed io,
Gittando gli occhi per la corte, vidi680
Le oche mie, che nel truogolo, qual prima,
I graditi frumenti ivan beccando.
Donna, rispose di Laerte il figlio,
Altramente da quel, che Ulisse feo,
Non lice il sonno interpretar: l’eccidio685
Di tutti i Proci manifesto appare.
E la saggia Penelope: Non tutti,
Ospite, i sogni investigar si ponno.
Scuro parlano, e ambiguo, e non risponde
L’effetto sempre. Degli aerei sogni690
Son due le porte, una di corno, e l’altra
D’avorio. Dall’avorio escono i falsi,
E fantasmi con sè fallaci e vani