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libro decimonono 193

Le sostanze, le serve, e gli alti tetti,
Del mio consorte rispettando il letto,645
E del popol le voci; o quello io siegua
Degli Achei tra i miglior, che alle mie nozze,
Doni infiniti presentando, aspira.
Sino a tanto che il figlio era di senno,
Come d’età, fanciullo ancor, lasciata650
Questa io mai non avrei per altra casa:
Ma or, ch’ei crebbe, e della pubertade
Già la soglia toccò, men priega ei stesso,
Non potendo mirar lo strazio indegno,
Che di lui fan gli Achivi. Or tu, su via,655
Spiegami un sogno, ch’io narrarti intendo.
Venti nella mia corte oche nutrisco,
E di qualche diletto emmi il vederle
Coglier da limpid’acqua il biondo grano.
Mentr’io le osservo, ecco dall’alto monte660
Grande aquila calar curvorostrata,
Frangere a tutte la cervice, tutte
L’una su l’altra riversarle spente.
E risalir ver l’etere divino.
Io mettea lai, benchè nel sogno, e strida,665
E le nobili Achee dal crin ricciuto
Veniano a me, che miserabilmente
L’oche plorava dall’aguglia morte,