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Calde aure a trarne, s’accostò col seggio,
E co’ panni la margine coverse.620
E Penelope allor: Brevi parole,
Ospite, ancora. Già de’ dolci sonni
Il tempo è giunto per color, cui lieve
Doglia consente il ricettarli in petto:
Ma doglia a me non lieve i Numi diero.625
Finchè riluce il dì, solo ne’ pianti
Piacere io trovo, e ne’ sospiri, mentre
Guardo ai lavori dell’ancelle, e a’ miei.
La notte poi, quando ciascun s’addorme,
Che val corcarmi, se le molte cure630
Crudele intorno al cor muovonmi guerra?
Come allor che di Pandaro la figlia
Ne’ giorni primi del rosato aprile,
La fioriscente Filomela, assisa
Degli arbor suoi tra le più dense fronde,635
Canta soavemente, e in cento spezza
Suoni diversi la instancabil voce,
Iti, che a Zeto partorì, piangendo,
Iti caro, che poi barbara uccise
Per insania, onde più sè non conobbe:640
Non altrimenti io piango, e l’alma incerta
In questa or piega, ed ora in quella parte,
S’io stia col figlio, e intégro serbi il tutto,