Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/562


libro decimonono 181

Lui su gli avanzi della nave infranta
Al caro degli Dei popol Feace.345
Costor di cuore il riverian, qual Nume,
Colmavanlo di doni, e in patria salvo
Ricondurre il volean: se non che nuove
Terre veder pellegrinando, e molti
Tesori radunar, più saggio avviso350
Parve all’eroe d’accorgimenti mastro,
E cui non v’ha chi di saver non ceda.
Così a me de’ Tesproti il re Fidóne
Disse, e giurava, in sua magion libando,
Che varata la barca era, e parati355
Color, che deon ripatriarlo. Quindi
Mi congedò: chè per Dulichio a sorte
Le vele alzava una Tesprozia nave.
Ma ei mostrommi in pria, quanto avea Ulisse
Raccolto errando, e che una casa intera360
Per dieci etadi a sostener bastava.
Poi soggiungeami, che a Dodona ir volle,
Giove per consultare, e udir dall’alta
Quercia indovina, se ridursi ai dolci
Campi d’Itaca sua dopo sì lunga365
Stagion dovesse alla scoperta, o ignoto.
Salvo è dunque, e vicin: nè dagli amici
Disgiunto, e schiuso dalle avite mura