E i Dorj in tre divisi, e i buon Pelasgi.
Gnosso vi sorge, città vasta, in cui220
Quel Minosse regnò, che del Tonante
Ogni nono anno era agli arcani ammesso.
Ei generò Deucalïone, ond’io,
Cui nascendo d’Etòn fu posto il nome,
Nacqui, e nacque il mio frate Idomenéo225
Di popoli pastor, che di virtute
Primo, non che d’età, co’ degni Atridi
Ad Ilio andò su le rostrate navi.
Là vidi Ulisse, ed ospitali doni
Gli feci. A Creta spinto avealo un forte230
Vento, che, mentr’ei pur ver la superba
Troja tendea, dalle Malée lo svolse,
E il fermò nell’Amniso, ove lo speco
D’Ilitía s’apre in disastrosa piaggia,
Sì che scampò dalle burrasche appena.235
Entrato alla città, d’Idomenéo,
Che venerando, e caro egli chiamava
Ospite suo, cercò: se non che il giorno
Correa decimo, o undecimo, che a Troja
Passato il mio fratello era sul mare.240
Ma io l’addussi nel palagio, a cui
Nulla d’agi mancava, e dove io stesso
Quell’onor gli rendei, ch’io seppi meglio.