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libro decimottavo 163

Dall’ombre cinta della notte, e alcuno
Mirando il suo vicin, Morto, dicea,495
Prima, che giunto qua, l’ospite fosse!
Portato non ci avria questo sì grave
Tumulto. Or si battaglia, e per chi dunque?
Per un mendico; e già svanì de’ nostri
Prandj il diletto, ed il più vil trionfa.500
     E Telemaco allor: Che insania è questa,
Miseri, a cui non cal più della mensa?
Certo vi turba, e vi commuove un Dio.
Su via, poichè de’ cibi, e de’ licori
Tacerà il desiderio in tutti voi,505
Ite a corcarvi, se vel detta il core,
Ne’ vostri alberghi: chè nessuno io scaccio.
     Tutti, mordendo il labbro, alle sicure
Parole di Telemaco stupiro.
Ma tra lor sorse Anfinomo, l’illustre510
Figliuol di Niso: Amici, a chi ben parla
Sinistro più non si risponda, o acerbo,
Nè l’ospite s’oltraggi, o alcun de’ servi,
Che in corte son del rinomato Ulisse.
Muova il coppiere in giro; e poscia, fatti515
I libamenti, nelle nostre case,
Le membra al sonno per offrir, si vada,
E si lasci a Telemaco la cura