Con ripugnante alma indegnata il soffre:
Chè quali i giorni son, che foschi, o chiari,170
De’ mortali il gran padre e de’ Celesti
D’alto gli manda, tal dell’uomo è il core.
Vissi anch’io vita fortunata, e illustre,
E, secondando la mia forza, e troppo
Nel genitor fidando, e ne’ germani,175
Non giuste, vaglia il vero, opre io commisi.
Ma ciascuno a ben far dee per l’ingegno,
E quel, che dai Numi ha, fruir tranquillo:
Nè costoro imitar, che iniquamente
Struggono i beni, e la pudica donna180
Oltraggian d’un eroe, che lungo tempo
Dalla sua patria, e dagli amici, io credo,
Lontano ancor non rimarrà; che a questi
Luoghi anzi è assai vicino. Al tuo ricetto
Quindi possa guidarti un Dio pietoso,185
E torti agli occhi suoi, com’egli appaja:
Poichè decisa senza molto sangue,
Messo ch’egli abbia in sua magione il piede,
Non fia tra i Proci, e lui l’alta contesa.
Libò, ciò detto, e accostò ai labbri il nappo,190
E tornollo ad Anfinomo. Costui
Per la sala iva, conturbato il core,
E squassando la testa, ed il suo male