Che l’ossa fracassògli: usciagli il rosso
Sangue fuor per la bocca, ed ei mugghiando120
Cascò, digrignò i denti, e il pavimento
Calcitrando battè. Gli amanti a quella
Vista, levate le lor braccia in alto,
Scoppiavan delle risa. Intanto Ulisse,
L’un de’ piedi afferratogli, il traea125
Pel vestibolo fuor sino alla corte,
E all’entrata del portico. Ciò fatto,
Col dosso al muro l’appoggiò, gli pose
Bastone in mano, e, Qui, gli disse, or siedi,
E scaccia dal palagio i cani, e i ciacchi,130
Nè più arrogarti, così vil, qual sei,
Su gli ospiti dominio, e su i mendichi:
Chè un’altra volta non t’incontri peggio.
Così dicendo, si gittava intorno
Alle spalle il suo zaino, e al limitare135
Ritornava, e sedeavi. Rientraro
Con dolce riso in su le labbra i Proci,
Ed a lui blande rivolgean parole:
Ospite, Giove a te con gli altri Numi
Quanto più brami, e t’è più caro, invii,140
A te, che la città smorbasti a un tratto
Di questo insazïabile accattone,
Che ad Echeto, degli uomini flagello,