Carne nelle sue man capir potea,
Questo, gli dice, all’ospite tu reca,420
E gli comanda, che a ciascun de’ Proci
S’accosti mendicando. A cui nel fondo
Dell’inopia cascò, nuoce il pudore.
Andò il pastor repente, e, allo straniero
Soffermandosi in faccia, Ospite, disse,425
Ciò ti manda Telemaco, e t’ingiunge,
Che mendicando ti presenti a ognuno
De’ Proci in giro. A cui nel fondo, ei dice,
Dell’inopia cascò, nuoce il pudore.
E il Laerziade rispondea: Re Giove,430
Telemaco dal ciel con occhio guarda
Benigno sì, ch’ei nulla brami indarno.
Detto ciò solo, prese ad ambe mani
Ulisse il tutto, e colà innanzi ai piedi
Su la bisaccia ignobile sel pose.435
Finchè il divin Demodoco cantava,
Cibavasi l’uom saggio: al tempo stesso
L’un dal cibo cessò, l’altro dal canto.
Strepitavano i Proci entro la sala:
Ma Palla, al figlio di Laerte apparsa,440
L’esortò i pani ad accattar dai Proci,
Tastando chi più asconda, o men tristezza,
Benchè a tutti la Dea scempio destini.