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libro decimosesto 107

Fecesi, e, lui della sua verga tocco,
Nella vecchiezza il ritornò di prima,495
E ne’ primi suoi cenci; onde il pastore
Nol ravvisasse in faccia, e, mal potendo
Premer nel cor la subitana gioja,
Con l’annunzio a Penelope non gisse.
     Ben venga il buon pastor! così primiero500
Telemaco parlò. Qual corre grido
Per la città? Vi rientraro i Proci?
O mi tendon sul mare insidie ancora?
     E tu così gli rispondesti, Euméo:
La mente a questo io non avea, passando505
Fra i cittadini: chè portar l’avviso,
E di botto redir, fu sol mia cura.
Bensì m’avvenni al banditor, che primo
Corse parlando alla Regina. Un’altra
Cosa dirò, quando la vidi io stesso.510
Prendendo il monte, che a Mercurio sorge,
E la cittade signoreggia, vidi
Rapidamente scendere nel porto
Nave d’uomini piena, e d’aste acute
Carca, e di scudi. Sospettai, che il legno515
Fosse de’ Proci; nè più avanti io seppi.
     A tai voci Telemaco sorrise,
Pur sogguardando il padre, e gli occhi a un tempo