Non si rivolgerebbe ogni mia cura?
Esponi adunque l’imbasciata, e riedi,170
Nè a lui pe’ campi divertir: ma solo
Priega la madre, che in tua vece al vecchio
Secreta imbasciatrice e frettolosa
La veneranda economa destini.
Detto così, eccitollo; ed ei, con mano175
Presi i calzari, e avvintiseli ai piedi,
Subitamente alla città tendea.
Non partì dalla stalla il buon custode,
Che l’armigera Dea non se ne addesse.
Scese dal cielo, e somigliante in vista180
A bella, e grande, e de’ più bei lavori
Femmina esperta, si fermò alla porta
Del padiglion di contra, e a Ulisse apparve.
Telemaco non videla: chè a tutti
Non si mostran gl’Iddj. Videla il padre,185
E i mastini la videro, che a lei
Non abbajâr, ma del cortil nel fondo
Trepidi si celaro e guajolanti.
Ella accennò co’ sopraccigli, e il padre
La intese, ed uscì fuori, e innanzi stette190
Nella corte alla Dea, che sì gli disse:
O Laerziade generoso, e accorto,
Tempo è, che al tuo figliuol tu ti palesi,