Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/473

92 odissea

Perir torrei nella mia reggia ucciso
Pria, che mirar tuttora opre sì turpi,120
Gli ospiti mal menati, vïolate
Ahi colpa! le fantesche, ed inghiottito
A caso, indarno, e senza fine, o frutto,
Quanto si miete ogni anno, e si vendemmia.
     Straniero, eccoti il ver, ratto rispose125
Il prudente Telemaco: non tutti
M’odiano i cittadin, nè de’ fratelli,
Cui tanto l’uom nelle più dubbie imprese
Suole appoggiarsi, richiamarmi io posso.
Volle il Saturnio, che di nostra stirpe130
D’età in età spuntasse un sol rampollo.
Arcesio generò Laerte solo,
Laerte il solo Ulisse, e poscia Ulisse
Me lasciò nel palagio, unico figlio,
Di cui poco godè: quindi piantossi135
Nemica gente al nostro albergo in seno.
Quanti ha Dulichio, e Same, e la selvosa
Zacinto, e la pietrosa Itaca Prenci,
Ciascun la destra della madre agogna.
Ella nè rigettar può, nè fermare140
Le inamabili nozze. Intanto i Proci
Cuoprono i deschi con le pingui membra
Delle sgozzate vittime, e gli averi