È la magion; nè alla Regina ponno
Rappresentarsi, e far domande i servi,470
Pigliar cibo, e bevanda al suo cospetto,
E poi di quello ancor, che l’alma loro
Sempre rallegra, riportare ai campi.
Euméo, rispose l’avveduto Ulisse,
Te dalla patria lungi, e da’ parenti475
Pargoletto sbalzò dunque il tuo fato?
Orsù, ciò dimmi, e schiettamente: venne
La città disertata, in cui soggiorno
Avea la madre veneranda, e il padre?
O incautamente abbandonato fosti480
Presso le agnelle, o i tori, e gente ostile
Ti rapì su le navi, e ai tetti addusse
Di questo Re, che ti comprò a gran prezzo?
Ed a rincontro Eumèo, d’uomini Capo:
Quando a te risaperlo, Ospite, cale,485
Tacito ascolta, e goditi, e alle labbra
Metti, assiso, la tazza. Or così lunghe
Le notti van, che trapassar si ponno
Parte dormendo, e novellando parte.
Nè corcarti t’è d’uopo innanzi al tempo:490
Anco il gran sonno nuoce. Ove degli altri
Ciò piacesse ad alcuno, esca, e s’addorma:
Ma, fatto bianco l’Orïente, siegua,