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libro decimoquinto 75

A poco a poco, ed infelicemente,
Sotterra la condusse. Ah tolga Giove,445
Che qual m’è amico, e con amor mi tratta,
Per una símil via discenda a Dite!
Finch’ella visse, m’era dolce cosa,
Sebben dolente si mostrasse in faccia,
L’interrogarla, e il ricercarla spesso:450
Poich’ella mi nutrì con la de’ pepli
Vaga Ctimene, sua figliuola egregia,
E de’ suoi parti l’ultimo. Con questa
Cresceami, e quasi m’onorava al pari.
Ma come fummo della nostra etade455
Ambi sul primo invidïabil fiore,
Sposa lei fero in Same, e ricchi doni
N’ebbero, ed infiniti; e me con vesti
Leggiadre in dosso, e bei calzari ai piedi,
Mandò i campi abitar la mia Signora,460
Che di cor ciascun dì vie più m’amava.
Quanto seco io perdetti! È ver, che queste
Fatiche dure, in che la vita io spendo,
Mi fortunano i Numi, e ch’io gli estrani
Finor ne alimentai, non che me stesso.465
Ma di fatti conforto, o di parole
Sperare or da Penelope non lice:
Chè tutta in preda di superba gente