Subitamente da bel vaso d’oro
Nell’argenteo bacile acqua lucente170
Spandea, stendea desco polito, in cui
La veneranda dispensiera i bianchi
Pani venne ad imporre, e non già poche
Delle dapi serbate, ond’è custode.
Eteonéo partia le carni, e il vino175
Megapente versava; e i due stranieri
La mano all’uno, e all’altre ivan porgendo.
Ma come sazj della mensa furo,
Aggiogaro i cavalli, e la vergata
Biga pronti saliro, e l’agitaro180
Fuor dell’atrio, e del portico sonante.
Uscì con essi Menelao, spumosa,
Perchè libasser pria, ciottola d’oro
Nella destra tenendo, e de’ cavalli
Fermossi a fronte, e, propinando, disse:185
Salute, o prodi giovanetti, a voi,
Ed al pastor de’ popoli salute
Per vostra bocca, a Nestore, che fummi
Dolce, qual padre, sotto i Teucri muri.
Ed il saggio Telemaco a rincontro:190
Tutto, non dubitar, di Giove alunno,
Saprà il buon vecchio. Oh potess’io non manco,
Tosto ch’io sarò in Itaca, ad Ulisse